Le origini dello Yoga
Le origini dello Yoga
Non è facile e forse nemmeno possibile collocare le origini dello Yoga in un preciso periodo storico, vi sono molti dubbi anche tra valenti studiosi. Possiamo dire con certezza che riferimenti alle sue tecniche compaiono già nell'opera testuale Veda.
Il Veda, dalla radice Vid (vedere, sapere) è un'opera letteraria che definisce la cultura, la spiritualità e i valori universali indù, valori senza origine ed eterni; un corpus testuale che contiene la conoscenza suprema dell'India.
Gli antichi saggi indù, i rishi (Ṛṣi), si sono interrogati sulla natura del mondo, dell'assoluto, sulle cause del dolore esistenziale e sulla continua spinta al benessere che contraddistinguono l'uomo. Con la conoscenza hanno una nuova visione della realtà, la riscoprono. La conoscenza viene vista come risposta al dolore e come mezzo per il raggiungimento di uno stato di beatitudine permanente, la liberazione, Mokṣa.
Per molte filosofie ortodosse indiane, tra cui anche lo Yoga, il Veda è il più antico testo di riferimento ed è suddiviso in quattro raccolte, in sanscrito Saṃhitā: la Ṛgveda (XV a.C.), la Sāmaveda (XIV-XIII a. C.), la Yajurveda (XIII-XI a. C.) e la Atharvaveda (XII-X a. C.).
Ogni raccolta è a sua volta suddivisa in altri quattro livelli e l'ultimo di essi, per ogni Saṃhitā, è costituito dalle Upaniṣad, composte in prosa e versi.
Nel Veda, non esiste ancora la visione di Yoga come metodo, tuttavia vi sono riferimenti a pratiche psicofisiche, respiratorie, meditative e visionarie diventate in seguito parti fondamentali della disciplina Yoga.
Come scritto sopra, le Upaniṣad costituiscono l'ultima parte di ogni raccolta vedica e nel loro insieme danno origine a diverse correnti di pensiero; una delle principali è il Vedanta, ossia parte finale del Veda. La definizione più usata per Upaniṣad è "sedere di fianco al maestro" e la tradizione vuole che anche solo lo studio delle Upaniṣad dia la conoscenza assoluta.
Fin dal Veda, lo Yoga è un mezzo per conoscere la realtà ultima, disciplinare mente e corpo ed estirpare l'ignoranza, Avidyā, che è causa del dolore esistenziale.
Ma lo Yoga è anche il fine, guida al distacco dal piacere e dal dolore e a non identificare il proprio essere con le esperienze di vita (ignoranza), ci mostra la natura non duale di ciò che siamo (conoscenza), che è libertà eterna. Questo è ciò che il Veda e lo Yoga insegnano ed è il filo comune del pensiero indiano, indipendentemente dalla tradizione di appartenenza.
"Conducimi dall'irreale al Reale,
conducimi dalle tenebre/buio alla Luce,
[e] conducimi dalla morte all'Immortalità"
Bṛhadāraṇyaka Upaniṣad (I, 3, 28)